martedì, settembre 17, 2013

CADUTA DI UN MITO

Prima che il video di SB arrivi alle orecchie degli Italiani, quindi prima che qualcuno cerci capriolescamente di tacciarmi per opportunista o di manzoniano "codardo oltraggio", pubblico quanto due anni fa circa, alla esplosione della vicenda Ruby - che seguiva quella di pari squallido livello e statura morale (sic!)  della Noemi - scrissi su FB.
Inutile aggiungere che rimane tutto valido ed  immutato, anzi..! Solo è da aggiungere la amarezza di constatare che questo benedetto Paese non riesce ad intravedere ancora la luce di un futuro migliore al di là del tunnel della ipocrisia, della  avidità da gatto&volpe e della pigrizia intellettuale in cui da tanti, troppi anni si è cacciato. Troppi capelli banchi e giacche grigio-blu stanchi ai comandi, ma anche nessun cazzuto imberbe che si alzi e dica : "adesso guido io, adesso facciamo vedere al mondo chi siamo noi Italiani, adesso ci riprendiamo il nostro futuro".

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CADUTA DI UN MITO – Dall’ ALTARE AL FANGO:
alias: capo di una nazione con tremila anni di storia e cultura alle spalle, o capo di tribù primitiva?

Circa una settimana fa scrivevo: “ho letto i vari commenti sulla vicenda (Rudy - NdR) . e mi sembra k molta gente abbia perso il senso profondo delle cose. E' vero k così fan e han fatto tanti altri potenti, politici e non, che hanno sempre cercato di fare anche il proprio piacere come lecito diritto (alias : benefit) conseguente ai loro doveri e responsabilità di capo. E k forse alternative migliori scarseggiano o non sono affatto migliori,  ma al massimo quasi uguali. Ma se si accettano queste scusanti, allora crolla il fondamento del diritto di una società civile: la legge. Perckè la vera domanda da farsi è : è giusto o non è giusto – legalmente, moralmente e socialmente –  k un gruppo o un uomo di potere si comporti così?
La risposta è “no” se si crede  - come io credo – che un capo debba essere una guida  assolutamente positiva per il suo “popolo ( nel senso classico del termine) ”, che debba dare non solo nuove leggi e regolamenti validi per pulire le strade o dividere le tasse o sviluppare le tv o il commercio, ma anche dare un indirizzo, una direzione morale ed etica di sviluppo, indicare un cammino, un futuro.  Una guida che è e deve essere consapevole che tutto quello k lui fa diviene para-lecito, determina una consuetudine ed una autorizzazione alla imitazione da parte del suo popolo.  “ipse fecit, ergo etiam populus.”
Mosè, Cesare, Augusto, Carlomagno, Napoleone, Lincoln, Churchill davano leggi, imponevano tributi sì, ma definivano etica e responsabilità del popolo, indicavano la strada culturale, morale ed economica del futuro. Certo, andavano in carrozza o in automobile con la scorta, mentre il popolo andava a piedi; vivevano in tende confortevoli o ville e palazzi sontuosi, il popolo in baracche; Napoleone all’ amante Paolina regalava regni e tesori. Ma hanno lasciato un corpus giuridico e morale, un pensiero sociale, un organizzazione statale che hanno segnato il cammino dei loro popoli per secoli a venire.
Del nostro, ricordate qualcosa, qualche indicazione su aspetti morali, etici della società italiana che non sia quello di mettere in riga i magistrati ? (chissà perkè solo loro e non anke i ladri, o i mafiosi,  o i poliziotti violenti, o gli evasori, o i postcomunisti russi, o i dannati americani, o i palestinesi o gli ebrei, o i membri di Al-qeida o i terroristi sudamericani, etc. etc. etc.…, insomma di qualcun siasi altro gruppo o classe di pensiero o azione?). Ha sempre lasciato ponzio-pilatescamente  “libertà di coscienza agli elettori”, o fatto un assordante silenzio assoluto!
Un vero capo, uno k merita rispetto e fedeltà dal suo popolo ( e con questi, anche il “perdono” per talune manchevolezze), è colui k è consapevole che le conseguenze tutte del suo fare pesano sullo sviluppo della sua società e del suo popolo. E’ questo che fa la vera differenza tra chi è capo positivo (Augusto) e chi capo negativo (Caligola).
Se la risposta è “sì”, perché …. “Non c’è di meglio; fan tutti peggio; è un essere umano anche lui; nel privato sono affari suoi”, etc. etc.,  beh, allora diventa lecito tutto, anche il furto, l’ uccisione, l’ adulterio, la rapina, perché una scusa od una giustificazione la si trova sempre ( era un povero disoccupato, l’ ha fatto per fame, l’ hanno fuorviato; è colpa delle amicizie cattive, etc.etc..). Allora crolla la ragione del diritto, la idea stessa di società democratica ( nel senso di “governo del popolo”), e lascia posto a qualunque altra forma di governo : dalla dittatura alla anarchia, dove … “vinca chi è più forte, chi è più bello, chi ha le tette o … altro più grosse/o, o il più furbo che può”.
Scusate, ma come si fa ad accettare come capo uno che: si ricovera in clinica perché un cittadino incazzato gli ha spaccato i denti e… vede …. non il medico!, ma, banalmente, la …. addetta alla pulizia delle protesi dentali!! sic! e rimane folgorato dalla sua …emh, intelligenza ed abilità ! quali?!! Tanto che : a) la fa subito eleggere consigliere regionale della Lombardia – la seconda se non la 1° regione italiana! Quali sublimi qualità politiche avrà mai dimostrato di possedere questa “igienista dentale”- ex cabarettista di un varietà “con le tette” - sic! - in appena 1 mesetto ca.? b) che asserisce di avere avuto da Roma, dalla capitale d’ Italia, dalla Segreteria della Presidenza del Consiglio degli Italiani  !!!! l’ ordine  di andare  in questura a “far uscire di galera” una povera (si fa per dire!) extracomunitaria del Marocco, minorenne fermata per ennesima volta per storie legate a un mondo di prostituzione, di miseria e sesso sporco alle spalle e che dice di conoscere benissimo il presidente del consiglio,e  che anzi questi le avrebbe telefonato per ringraziarla e scusarsi dell’ inconveniente subito! E’ vero che Gesù ha perdonato alla prostituta Maddalena, ma c’è qualche lievemente abissale differenza di statura e di comportamento dei personaggi nei due casi…. L’ ha perdonata, non gli ha regalato una fuoriserie milionaria!
Animo gente, aprite gli occhi e la mente. Possibile che non vediate la poca statura del nostro uomo? Guardate in alto. In alto, non in basso!
Altro, k dire ?: forse “ma, meglio di lui , chi c’è?” ?!?!?! ! Meglio, a far cosa?
La risposta è nella squallida miseria della barzelletta che un uomo 75enne avrebbe raccontato … ad una minorenne ( per quanto furba e procace, sempre una ragazzina era )!!!! La notizia, su un sito web, non mi risulta essere stata smentita dall’ interessato. La barzelletta è quella stravecchia (di almeno 40 anni fa, !!!! - la raccontavano all’ Università La Sapienza durante il ’68  sic!!) del Bunga Bunga, aggiornata dal nostro in versione politica per squallidamente ridicolizzare un suo ex avversario politico.
E che parla di un capo tribù primitiva assetato di una indicibile pratica sessuale, vista la definizione data dall’urbandictionary: violenta orgia anale in cui i protagonisti ‘interpretano’ una tribù africana. Pratica che la sciagurata Ruby R, avrebbe rivelato essere passata dall’harem di Mu’ammar Gheddafi a Villa San Martino, una delle residenze ufficiali del nostro. Qualche volta i party, ivi organizzati, si sarebbero conclusi con il misterioso Bunga Bunga, ricompensato dal capo del governo, il padrone di casa, con denaro contante o gioielli. Si tratterebbe di un dopo cena hard, in cui si inviterebbero le ospiti disponibili ad un incontro sessuale.
Se il fatto è vero ( l’ aver raccontato questa barzelletta, l’ aver ospitato queste pratiche sessuali), non si può non pensare che il nostro non sia il capo di una nazione, di una nazione che ha tremila anni di cultura alle spalle, bensì lo squallido capo di quella tribù primitiva.
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Domani sembra ci sia un pò meno vento di oggi: sara bello veleggiare con la mia barca, contro l' orizzonte, vento e sole dritti negli occhi.


venerdì, febbraio 08, 2013

PROVA POST da W.LIVE – 30-05-09

prova di inserimento post tramite Windows Live

aggiornamneto prova al 08 febb. 2013

sabato, febbraio 11, 2012

TG5 e lo scoop del video in plancia della Concordia



“Primo di tutto, valutare i commenti di ki commenta: il
commento del TG5 è in parte inesatto e in parte fuorviante. La nave ha urtato
alle 21:42, e 20 minuti dopo era già girata verso l’ isola, dove si dirigeva a
minima deriva e iniziava leggermente a sbandare; 10 minuti dopo (30 ca, dopo l’
urto !) si arenava definitivamente e incominciava a sbandare rimanendo x un po’
ferma a 20°, poi, quasi di colpo, inclinandosi definitivamente a 80°. Il tutto entro 1ora ca. dall’ arenamento e 1,5 ca.
dall’ urto. – fonte di ciò: il video di Repubblica con la ricostruzione
Google Earth del percorso nave dagli strumenti GPS e AIS; il filmato della GDF
che documenta il calo delle ancore a nave arenata e il quasi improvviso
repentino inclinarsi della nave k fa emergere dall’ acqua lo scoglio incastrato nella chiglia….. .,
Quindi:
a)se il video è stato girato dalle 22.15 in poi, -ca mezzora
dopo l’ urto, la nave allora era già quasi arenata in direzione del porto; e
questo quadra con le luci del porto k si vedono a dritta oltre la vetrata e col
fatto k il comando dice k c’ è un fondo di ca. 100mt : a pochi metri dall’
arenamento infatti il fondo precipita a 90 mt.!!! Se così, sembrerebbe proprio
k la strumentazione di bordo per fondali e rotta non fosse funzionante o
nessuno la stesse guardando; aspettiamo la conferma ufficiale del tempo
intercorso tra urto e incaglio, per giudicare meglio;
b) è errato e da incompetenti dire : ” la decisione di
abbandonare la nave doveva essere data molto prima”: finkè la nave è dritta o
poco sbandata e con capacità di manovra e di motore, è molto molto meglio
tenere la gente sulla nave k sull’
acqua……; almeno fino a k è chiaro k la nave
non c’è la farà più a stare a galla o diritta per un tempo sufficiente
alla evacuazione; E’ QUESTA LA VALUTAZIONE K MANCA (ie: tra quanto tempo e se
la nave affonderà?) ” e ke sembra il comando nave non abbia saputo fare con
competenza e preveggenza, visto k chiedeva rimorchiatori poco prima di
rovesciarsi…..;
c) il video in plancia è stato tutto girato prima k la nave
si arenasse e quando era ancora quasi diritta, basta vedere come si muovono le
persone in plancia e sul ponte: sono diritti e camminano diritti rispetto alle
strutture nave, è la cinepresa ad essere obliqua..!!; nella prima mezzora ca. di tempo sono quindi
da collocare i primi 7 minuti del video, mentre il commentatore dice siano
passate più di un‘ ora; allora vuol dire o il commentatore sbaglia o che il
video proposto in TV è stato montato con spezzoni registrati in tempi
differenti…..;

d) da questi spezzoni di ripresa, se la sequenza degli
spezzoni è quella della TV e non invece abilmente rimontata per dare un’idea di
continuità di ripresa, emerge cmq una grave mancanza, da parte del comando, di
coordinamento nella ricerca e analisi del danno subito dalla nave: “entra acqua
c’è uno squarcio credo”!!! – dice schettino a inizio video; ma siamo a oltre
20-30min. dall’ urto, con nave già girata verso il porto – V. le luci del porto
k si vedono a diritta oltre la vetrata !
d) k ha girato il video - ipotesi, solo una ragionevole
ipotesi - sembra stia quasi nascosto: ma doveva essere uno conosciuto dal
personale di comando e spesso ammesso in plancia ma senza funzioni di governo o
manovra (ie: cameriere, ufficiali di servizi passeggeri, segretari, ospiti??),
visto k tutti si muovono intorno a lui senza fargli caso; e k conosceva bene la
nave visto come si è allontanato con sicurezza e calma verso i ponti e ha
filmato le scene di abbandono nave; e doveva essere vicino a qualcuno del
comando, xkè dopo l’ urto e il blackout iniziale, anzikè andare sul ponte come
altri membri di equipaggio o passeggeri, è andato alla plancia x vedere cosa
stava succedendo, x curiosità o interessi o affetti, non certo per dovere o
paura…!
L’ informazione completa, verificata e supportata de
evidenze è il primo dovere di un giornalismo credibile e seguito. Altrimenti è gossip, …. se non
peggio!


martedì, ottobre 11, 2011

HORTA, Azzorre: la magia di un porto in mezzo all' Atlantico,1

Dopo alcuni mesi, ho ripreso a scrivere appunti ed emozioni dei miei viaggi, per fissarli nella memoria del tempo. Di seguito, l' articolo scritto per il mensile di vela BOLINA, pubblicato nel numero di ottobre '11.

Eravamo stanchi di tre giorni continui di bonaccia. Zero vento, mare piatto, letteralmente piatto. Solo un lunghissimo morbido ondulare, con le venature delle correnti di superficie che ne rigavano la superficie come una aurora boreale. Poi ogni tanto arrivava una brezza un po’ tesa, 4-5 nodi, non di più, per 3-4 ore e, maledizione, dritto di prua, giusto per prenderci in giro. Fortuna che c’erano i delfini a tirar su l’ allegria e la eccitazione a bordo; arrivavano da lontano, il primo con due balzi lontani, velocissimo, poi il branco a seguire; in due minuti erano sotto la prua a sfrecciare come stelle filanti dalla bacchetta di una fata. Giuro che ho provato a parlargli, li invitavo a saltare, a non farsi raggiungere dal compagno. Credo mi sentissero: prima di emergere per la fulminea boccata d’aria, si giravano a mezzo dorso in su , mi guardavano e poi via di nuovo sotto la prua. Anjya si era anche distesa a prua e col braccio proteso cercava di accarezzarli: quasi ci sarebbe riuscita, se l’ alzo di prua non fosse stato quello di un massiccio Oyster49.


Mancavano ca. 150 miglia ancora a Faial, la terza isola dell’ arcipelago delle Azzorre per chi arriva da Ovest, quella con uno dei migliori approdi di tutto l’ Atlantico. Le previsioni davano vento in aumento fino a 20-25 nodi a iniziare dalla nottata, da NE - diritto di prua, tanto per cambiare. Avevamo deciso allora di continuare a motore e di puntare su Flores, la prima isola leggermente più a nord di Faial e più vicina a noi; ma poi il vento ha tardato tutta la notte e abbiamo poggiato a Est sperando di fare un bordo molto lungo e con un altro bordo a nord arrivare l’ indomani pomeriggio a Faial.
Invece il vento è rinforzato progressivamente a 30 nodi e girato a NNE ; una mano, e ora cavalchiamo una mare che si è ingrossato progressivamente, incrociandosi con un mare vecchio che non capiamo da dove sia arrivato: ma siamo allegri, finalmente si cammina sui 6-7 nodi a vela, anche se un po’ sbandati e con qualche onda grossa che ogni tanto frange con un tonfo al mascone. A cena, cedo il timone e dopo quattro chiacchiere in pozzetto e un gran sorso d’ ananas, un’ occhiata al barometro, al log e alla carta ( il plotter mi è antipatico: è talmente perfetto e preciso nel tracciare rotta e velocità e distanze che ti fa perdere il gusto della incertezza e della stima della posizione , acc. alla tecnologia!!) scendo sotto e mi tuffo in cuccetta. Il mio turno è alle 5 – un po’ prima dell’ alba, e dovremmo arrivare verso le 7-8 in porto. Invece, mi chiamano alle 4. Qualcosa non mi quadra: la barca è dritta, niente rumore di onde frangenti, motore acceso; esco fuori svelto e davanti a me si spalanca un anfiteatro di luci con i neri altissimi profili dei due vulcani di Faial e Pico , le due isole quasi gemelle che si fronteggiano a poche miglia una dall’ altra: siamo nella baia di Horta, centenario storico approdo per tutti quelli che durante quasi 600 anni sono andati dall’ Europa verso l’ America o vi ritornavano:  negrieri, pirati, guerrieri e condottieri di Spagna, di Francia, di Inghilterra e di Portogallo, commercianti, avventurieri, balenieri; anche di pirati del Marocco! Le luci sono abbaglianti: dopo 15 notti di quasi buio, con la luna spesso coperta da nuvolaglie e cumuloni, con microscopiche luci di qualche rarissima nave che passava a miglia di distanza, questo brillare di luci delle due città, le lunghe teorie di lampioni dei lungomari, disposti a semicerchio a dritta e a sinistra della nostra barca, beh sì, anche la luna che fa la sua parte a illuminare il braccio di mare nel mezzo –un mare calmo, increspato dal vento ma senza frangenti, i fanali rossi e verdi di due tre navi nel canale, ti fa sembrare di essere proprio sul bordo di un anfiteatro quando sul palcoscenico ti aprono il sipario dell’ inizio. Le luci non sono invadenti, niente a che fare con quelle sfavillanti, prorompenti e petulanti di una Las Vegas o di una Messina. Capisci che si tratta di una città semplice, antica, ancora mezza addormentata. Il chiarore dell’alba che inizia a spuntare fa pian piano emergere i colori bianchi e azzurri delle case, la lunga linea scura dell’ avamporto, il verde intenso del vulcano, mentre la barca scivola verso la costa. L’ odore di terra, l’ aroma di macchia ti riempie le narici e t’ entra improvvisamente dentro che tardi a riconoscerlo. L’ ordine di ammainare la randa mi riporta a bordo. Nella notte il vento era girato ancora un po’ a nord e rinforzato; la velocità era salita a 8 e mezzo in un mare via via più calmo perché sottovento rispetto all’isola e con una corrente favorevole: tutte cose che il dannato plotter non aveva tenuto in conto ( e neppure io, va beh!). Lo ringrazio per lo spettacolo che mi ha senza merito donato.

Ma forse era Horta che ci aspettava e si è messa in tiro per il nostro arrivo. C’è da aspettarselo, da un arcipelago dove le isole affondano e poi emergono e poi affondano anche nel giro di pochi anni! - Atlantide, dove sei? .

Attracchiamo che è ormai sole alto e dopo le formalità di dogana, andiamo alla marina, dove ci danno un posto libero vicino agli operatori turistici alle agenzie nautiche che fanno il “whale.-watching”. Caspita, pur le balene ci sono qui!. Dopo lavata e sistemata la barca, finalmente a terra. Paese piccolo, ordinato, gente semplice; la baia è dominata da un forte nero, massiccio, costruito nel 700 dai portoghesi per tener a bada europei e africani che arrivano fin là a razziare. Una cala ormai abbandonata per l’ alaggio e la lavorazione delle balene, ma che offre un incredibile specchio d’ acqua cristallina e calma, circondata da rocce laviche e sabbia fine. Non sappiamo resistere dal tuffarci. Poi indietro, al porto, a bocca aperta a guardare i centinaia di murales che coprono ogni spazio libero dei pontili, dei camminamenti e viottoli, dei frangiflutti. Migliaia di murlales fatti dalle centinaia di equipaggi che arrivano da ogni parte del mondo su barche da regata e da diporto.

Un talismano per il resto del viaggio, un portafortuna per un seconda volta, un trofeo per gli amici: nessuno sa come sia iniziata questa usanza. Ho visto murales datati 1950; un coppia di uno Swan italiano, barattoli e pennello in mano, è intenta a creare il suo, in uno spazio incredibilmente trovato libero; mi dicono che quello vicino, è di una coppia di ottantenni americani, che ieri, in aereo sono venuti a vedere se quello che avevano fatto loro 10 anni prima resisteva ancora al tempo. Quanta emozione e umanità in gesti così infantilmente grandi. E’ arrivata sera e ci dirigiamo per l’ happy hour in un bar, anzi “al” bar, il più mitico ( il quarto più famoso al mondo, dicono) e imperdibile per qualunque marinaio attraversi l’ Atlantico: il Café Sport, o Peter’s, come è meglio conosciuto ; fondato nel Natale del 1918, subito centro esuberante di ritrovo per marinai di transatlantici e piloti di idrovolanti che attraversavano l’ Atlantico, prosegue nel dopoguerra dando rifugio agli equipaggi di navi da guerra e cargo, e poi dei primi grandi yachts che facevano scalo per rifornirsi per la traversata. In cambio della ospitalità, tutti lasciavano e lasciano il guidone o la bandiera della nave, che Peter appende alle pareti ed al soffitto del locale. Tre generazioni di “Peters” hanno gestito questo pub, con lo stresso stile, la stessa ottima cucina, la irrinunciabile pinta di birra fresca. Tre generazioni di “Atlantic yachtsmen“ hanno arricchito di storie e di bandiere questo posto. Ci sediamo anche noi e, fatta immediata combriccola coi tavoli vicini, incominciamo a raccontarci storie di mari, di onde e di donne, a vantare eroismi e peccati improbabili, a scambiarci promesse di ritornare e di ritrovarci, tutti qui. L’ allegria è maggiore, perché sappiamo tutti di mentire. Cerco di trovare una bandiera italiana appesa alle pareti, che stranamente non c’è; c’è solo una della Sardegna, firmata dall’ equipaggio e del 2002. Chissà perché non c’è! Dopo l’ ennesima birra e impegno a ritrovarci in mare, torniamo in barca. La luna sta sorgendo dietro il vulcano Pico. Domani promette un buon vento favorevole. Abbiamo ancora 900 miglia da fare per arrivare a Lisbona.

Giancarlo P. Segatel

domenica, agosto 15, 2010

My Round-the-world-trip-1:













Da dic.'09 ad apr.'10, ho percorso mezzo emisfero sud di questo nostro mondo. Ho guardato tutto intorno a me, dapprima con gli occhi cisposi di turista occidentale assonnato dal suo civile paese appena lasciato, poi via via con gli occhi curiosi di un bambino eccitato, ingenuo, ansioso di custodire nei ricordi quante più immagini e sensazioni possibili di questo bellissimo mondo che abbiamo.

E rientrato a casa, ecco che forse ho capito il senso di quanto il poeta dice: ho visto cose che voi umani non potete vedere: un mondo che corre, che cresce, che si muove molto più velocemente di quanto immaginassi, ma sopratutto, che non si preoccupa affatto di cosa succeda in Italia, di cosa facciamo, di cosa siamo noi italiani. un grande , sano schiaffo alla nostra presunzione di popolo leader. Quanta strada ancora dovremmo fare prima di diventare davvero un popolo che traccia la storia.

lunedì, luglio 20, 2009

“Here’s Huston, can you hear me?”

In una notte di 40 anni fa, dopo 7 millenni di varia umanità, 5mila anni di sogni, di paure, di voglia di avvicinarsi interamente a Dio fino a volerlo affiancare e superare, ecco ripetersi un accadimento : mezza umanità tutta col naso all’ insù per essere testimone di un nuovo evento: la conquista della luna.

Mezza umanità col naso all’ insù. Ma non tutta, solo quella uscita da una guerra mondiale devastante che aveva distrutto tutto quanto costruito dagli uomini di buona volontà europei; e che aveva poi, prima di spegnersi, partorito due nuovi terrori universali:
· la bomba atomica – sconvolgente incontrollabile strumento di morte planetaria;
· la dittatura delle masse - violenza culturale globale senza fondo, senza speranza, senza Dio , senza futuro.

Eppure, il mondo occidentale aveva reagito al trauma della guerra mondiale con un tuffo totale nel futuro, nello sviluppo economico impetuoso, nella conquista economica e scientifica di quel che rimaneva del globo terrestre. Sembrava non ci potessero essere più limiti alla crescita della umanità. Economica e scientifica. La stessa televisione, quello scatolone magico che adesso stava proprio permettendo al mondo di assistere in diretta all’ avvenimento, era il simbolo stesso della nuova era di speranza e crescita, di nuovo migliore futuro: perché annullava le distanze, portava i sogni in ogni angolo del mondo, univa i continenti ed i paesi, rendeva tangibile, familiare il lontano, l’ ignoto.

Era cominciata una corsa impetuosa della crescita, della speranza, del sapere, del benessere, che sembrava non dovesse avere limite alcuno.
E la conquista della luna ne era il suggello tangibile, il primo certo passo , la prova evidente e rassicurante.

Ecco perché, consapevoli o incoscienti, spontanei o trascinati dall’ entusiasmo di vicini e degli amici, tutto il mondo occidentale era lì, davanti ad ogni pur piccola scatola tv disponibile, a guardare lo sbarco sulla luna. Per avere la certezza che sì, il sogno dell’ infinito progresso, del futuro senza limiti era vero.
Ma soprattutto, che era vero quanto scritto nella bibbia e nei vangeli: l’ uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio , è per ciò padrone dell’ universo.

Due avvenimenti simili, distinti 500 anni tra loro, - la scoperta della America di Colombo, e lo sbarco sulla Luna - , che costituiscono le due ultime vere pietre miliari del progresso del mondo occidentale; che hanno determinato una identica accelerazione del sapere, della conoscenza, del benessere, dell’ umanità. Quella occidentale, però!, fondata e ruotante intorno all’ ideale di un uomo figlio di Dio e quindi padrone del mondo tutto, e destinato – forse – a succedergli un giorno!

E poi, 40 anni dopo?

Che né dell’ entusiasmo, della voglia di fare e di crescere, della gioia di vita e di scoperta, di integrazione tra i popoli, che dagli anni ’60 in poi la nuova generazione, uscita da o scampata a la guerra ed ora artefice dello sbarco sulla luna, aveva?

Apollo 13 fu la prima consapevolezza del limite, la prima inversione di rotta, la prima facciata contro il muro incommensurabile dell’ universo e di Dio . Fino allo stop finale di Apollo 17.

Piano piano è subentrata la consapevolezza della realtà:
La Luna è solo polvere. Marte? non basta una vita intera del marinaio stellare neppure per il solo viaggio di andata! L’ universo? : più lo si conosce, più diventa grande, smisurato, senza fondo, senza limiti, pieno – consapevole ironia o lapsus freudiano ? – di buchi neri! 20-30 miliardi di miliardi di anni per raggiungere una delle tante milioni di galassie che ci circondano ogni notte !!

E poi, la scoperta che il nostro mondo, la grande, gigantesca Terra, è “finita”, nel senso di “limitata”, che noi uomini evoluti occidentali abbiamo volato e frugato in ogni suo dove ma dappertutto vi abbiamo trovato un confine geografico, un limite scientifico, un problema umanitario. Che, forse, ci stiamo trasformando lentamente in apprendisti stregoni.

Oggi stiamo realizzando che per almeno 2-3 generazioni ancora non riusciremo ad uscire da questo nostro pianeta, ma intanto ci staremo in così tanti ma tanti che la terra non sarà capace di contenerci tutti…..!

Ecco perché le nuove generazioni si sballano, si drogano, si ubriacano, hanno come motto il ”carpe diem”; che futuro hanno o vogliono costruirsi , se si sentono chiusi tra le rocce di questa nostra umanità occidentale?
Possibile che nessuno dei nostri occidentali potentissimi del mondo capisca questo? Che nessuno sappia far scoccare la scintilla di un nuovo entusiasmo, di un nuovo futuro da scoprire, da inventare, da conquistare? Per tutti gli uomini.

“Che fai tu luna in ciel?” si chiedeva il Poeta 100 anni fa.
“Che fai tu uomo lassù ?, che saltelli allegro come un bambino, pieno di sogni?” si chiedevano gli uomini davanti alla TV, una notte di 40 anni fa?
“Guarda la luna, non il dito che la indica!” dice da secoli il saggio cinese, ma nessuno lo ascolta.
“Che fai tu luna, oggi lassù?” ci chiediamo noi oggi “ perché non dici a questi piccoli uomini di sognare ancora, di svegliarsi ancora ridendo e di riprogettare il loro futuro, tutti insieme”?.

Chi saprà fondare una nuova Huston e progettare una nuova Cape Canaveral per tutta la umanità?

here’s Huston, can you hear me?”